Ruggero D’Alessandro

l’autore

La mia storia

Sono nato a Palermo nell’ormai remoto giugno del ’62. Il periodo è piuttosto animato: ce n’è per tutti i gusti, dato che si va da Giovanni XXIII che indice il “Concilio Ecumenico Vaticano II” alle scaramucce triangolate fra, da un lato, Cuba e URSS, e USA dall’altro; dai Beatles che registrano il primo 45’ (dopo aver strappato un contratto alla EMI che però rifiuta incredibilmente i Rolling Stones, passati poi alla Decca) a Mary Quant che progetta la famosissima minigonna – presto destinata a gloria muliebre e globalizzata. Se chi legge crede, spera, teme, che mi lasci andare a ricordi curiosi o pruriginosi sulla mia infanzia e adolescenza e giovinezza, si disilluda: sposo in toto il grande incipit sull’<<infanzia schifa>> che il genio David Salinger appone a Il giovane Holden. Non certo nel senso che io abbia sofferto un’infanzia orrida, ma in quello del <<non ho alcuna voglia di raccontarla>>. Basti sapere che ho goduto di una scuola media superiore semplicemente meravigliosa come il Giovanni Meli, liceo classico allora sito nel centralissimo viale della Libertà, giusto prima di piazza Croci. Parliamo del quinquennio (dato che non sono mai stato bocciato – relativamente al 3° anno trattasi di miracolo degno del Nazareno) settembre 1976/luglio 1981. E´ un periodo che assiste in parallelo a lotte studentesche (anche operaie), rapimento di Aldo Moro e uccisione della scorta di cinque agenti, conseguente formazione del governo di “solidarietà nazionale”, ascesa al trono di San Pietro di un pontefice polacco, esplosione di John Travolta e nascita dei Police, repressione scatenata contro l’intera area della sinistra extraparlamentare (con la scusa delle B.R.), costruzione dell’impero multimediale berlusconiano con Canale 5. I cortei, la controinformazione, le assemblee, i controcorsi cui in parte ho aderito da fine estate 1977 ad autunno 1979, la lettura appassionata di “Lotta Continua” (alla cui area aderivo convinto, essendosi il movimento sciolto l’anno precedente) e dei libri (Savelli, Einaudi, Feltrinelli, Bertani, Erba Voglio), lo spirito comunitario e le appassionate discussioni, l’amore per il pop mi hanno aiutato in misura considerevole a diventare quel che sono diventato (ci sarà stato di sicuro qualcuno che mi ha conosciuto e che avrà detto: <<sarebbe stato meglio vederlo in collegio dai preti o spedirlo a 18 anni all’Accademia militare di Modena>>). Io invece sono proprio felice e orgoglioso di essere stato un “melino”. Sugli anni universitari stendiamo un velo pietoso per il primo ciclo – Legge, mah… quando proprio non si sa che minchia fare della propria vita di studente. Mentre su Scienze Politiche non posso che dire il meglio possibile. Quanto poi al militare, ho lavorato per la prima volta in vita mia – 11 mesi in ufficio (fureria di compagnia a Salerno due mesi, altri nove a Palermo; con l’intervallo di un mese molto brutto a Napoli, fra guardie, P.A.O. e cucina).

Poi, l’annus mirabilis, autunno 1993/autunno 1994, fra decisione di trasferirmi in Svizzera, quattro mesi a Berna e infine trasloco a Lugano – dove sto ancora oggi, felicemente da 24 anni. La passionaccia per la scrittura nasce dal terzo ciclo di studi – un PhD (dottorato) a Losanna in sociologia fra il 1997 e il 2002. Infatti, accade l’imprevisto (positivo al massimo) quando il relatore straniero (per gli svizzeri) della commissione di dottorato mi propone, conclusa l’ordalìa quinquennale, di pubblicare, accorciandola, la tesi. Nel 2003 esce così il mio primo libro, al quale ne seguono – fino a giugno 2018 – altri 21. Oltre ai saggi, appaiono contemporaneamente quasi una sessantina fra articoli e recensioni su riviste accademiche e culturali, e capitoli in libri collettivi. Poi, altra svolta, nel giugno 2009: archiviata una relazione fortunatamente finita a totale scatafascio, mi s’illumina la cervice con una serie d’immagini. Poi costruite in un episodio, con personaggi, quindi inserite in una storia. Cacchio, mi dico, non starà mica venendo fuori un romanzo? Infatti eccolo, apparso due anni dopo – avendoci lavorato di getto per nove mesi, quindi rivisto con il prezioso aiuto di un amico caro come Luca Saltini, ottimo scrittore, oggi meritatamente edito dal gruppo Giunti/Bompiani. Al 2018 sono usciti quattro miei romanzi (oltre a una piccola raccolta di poesie) con eco (si direbbe in matematica) “tendente allo zero”. Il terzo ha venduto 23copieVENTITRE, olé! Ecco quindi uno dei motivi per cui desideravo aggirare il mercato editoriale classico e sono così giunto a inquinare il web: il desiderio intenso di ESSERE LETTO. Poi mi si critichi, mi si lancino verdure scadute e frutta marcia, lodatemi, invitatemi a darmi all’ippica, raccomandatemi per uno dei due Nobel che verranno attribuiti nel ’19. Perché? Semplice! Uno scrittore che viene letto da quattro gatti (peraltro buoni conoscenti, colleghi, amici cari e soprattutto carissimi) ha desiderio di averne altri, e altri ancora di lettori. Non il più possibile (forse anche, ma lì siamo nell’utopia) quanto un numero decente. Quanti? Ma fate voi. Per il resto grazie a chi avrà la pazienza di sciropparsi una sola pagina o tutte le 280 e passa, un capitolo o magari tre paragrafi e mezzo – così, perché suona bene. Totale libertà, il bene più prezioso che abbiamo: accanto alla buona salute. E l’amore? protesterà qualcuno. La massima utopia, che ogni tanto si fa realtà, meraviglioso sorriso di dolce ironia al tempo che passa senza rimedio.

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